Tanto più la relazione dura e tanto più il desiderio si spegne e si affievolisce. È davvero così?
E un amore per sempre, perché no?
“Amore” è una parola sciupata dalla sua commercializzazione. Eppure l’arte di amare, come la chiamava Fromm, non è qualcosa di innato, ma qualcosa che va imparato con il tempo e la messa in discussione di noi stessi: l’amore, allora, acquisterà significato profondo permeando tutte le aree di vita, dalla vita di coppia all’amicizia, dal tempo che trascorriamo da soli fino al lavoro e alla famiglia.
“L’amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L’amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo.”(Fromm, 1957). Spesso si produce questo meccanismo per cui tendiamo a vedere l’altro come colui che deve soddisfare i nostri bisogni, soprattutto in amore: se non lo fa, vuol dire che non ci ama. Eppure questo è un tipo di affetto che ricerca qualcosa per noi stessi, in questo senso narcisistico, e non ha a che fare con l’amore per l’altro.
Esiste un modo di imparare ad amare nel rinnovo e fuori dal proprio narcisismo. Proponiamo una riflessione di Recalcati: “Questo ‘per sempre’ è oggetto di derisione quando nella nostra società tutto è aleatorio e destinato a morire. Ma la spinta fondamentale degli amanti che credono in quell’incontro è che non si esaurisca lì ma che si
ripeta per sempre, che si ripeta infinitamente. Noi sappiamo però che nessun amore può vivere di rendita, rimanendo scritto per sempre nei contratti matrimoniali di cui la fede nuziale è un simbolo alto”.
Lacan dice che (…) gli amori legati all’ideale hanno le gambe corte, durano poco, si spengono subito. Quando rimaniamo infatuati dall’immagine, quando amiamo a partire dall’idealizzazione dell’altro l’amore non ha fiato ed è destinato ad evaporare, e come anche dice Freud: l’amore narcisistico è destinato alla evaporazione rapida. (…) quando noi amiamo l’altro amiamo la nostra immagine ideale che l’altro ci restituisce, e quindi l’amore si consuma necessariamente davanti allo specchio: quando dico “ti amo” dico che amo attraverso te l’immagine di me che vorrei essere. E questo per Freud è l’inganno fondamentale dell’amore: tanto più la relazione dura e tanto più il desiderio si spegne e si affievolisce.
Ma questa di Freud è una rappresentazione solo nevrotica dell’amore, per cui quando dico “ti amo” amo in realtà solo me stesso, la mia immagine idealizzata.
La convivenza fa presto cadere questa immagine: l’alito cattivo, la canottiera bianca, una igiene dentale non corretta. L’amore ideale si scioglie come neve al sole.
L’amore che dura, che resiste, che vuole essere all’altezza del patto e della promessa è l’amore che quando dice ti amo dice “amo tutto di te”. Amo tutti i dettagli del tuo corpo e soprattutto i dettagli meno perfetti, i difetti, i tratti irregolari del tuo corpo. La magia (…) è trasformare il difetto e l’imperfezione in un dettaglio divino. Amo anche le tue bizzarrie, le tue stramberie, i tuoi sintomi, le tue manie. L’amore che dura nel tempo è amore per il sintomo dell’altro e non per l’immagine dell’altro.
(…) La potenza dell’amore è la potenza che trasforma “lo stesso”, questo corpo, queste manie, questo sintomo, questi difetti, queste bizzarrie, questa particolarità reale dell’altro, questo corpo che è sempre lo stesso in “sempre nuovo”. (Recalcati, 2014)
Dott.ssa Mariapaola Tomasoni