Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per salute si intende il benessere complessivo dell’individuo, secondo una visione globale ed integrata degli aspetti fisici, psichici ed esistenziali.
Lo stile di vita è il risultato dei comportamenti abituali della persona che, insieme alla genetica e all’ambiente, condizionano il livello di benessere psico-fisico.
Uno stile di vita sano non è solo il risultato di una corretta alimentazione e di una regolare attività motoria, ma è un costrutto più complesso, che coinvolge un buon utilizzo del nostro tempo libero, delle relazioni interpersonali positive, una maggiore consapevolezza di ciò che davvero ha un significato per noi, la capacità di gestire le emozioni e lo stress, oltre a sufficienti ore di sonno e a non lasciarsi trascinare da abitudini voluttuarie (alcool, fumo, ecc.).
Uno stile di vita disfunzionale può comportare la perdita di controllo degli eventi quotidiani e l’incapacità di gestire il cambiamento: un elevato e persistente livello di ansia ed un’abnorme attivazione dello stato emozionale (iperarousal psicofisiologico) producono disadattamento. In questi casi cerchiamo di individuare nel corpo la causa del malessere, identificandola con quella o quell’altra patologia, pensando di ‘estirparla’ con un intervento meccanico o chimico: in realtà non ci rendiamo conto che dobbiamo rovesciare il nostro punto di vista, imparando a considerare la manifestazione somatica come il risultato di uno stile di vita disfunzionale, che non solo può influire sulla nostra salute, ma anche sulla nostra bellezza e sulla nostra longevità.
Dobbiamo imparare e leggere nel nostro corpo la sedimentazione della memoria del mondo circostante, con cui abbiamo interagito fino dalla vita intrauterina e in cui ci siamo evoluti come individui.
In questo ci viene in aiuto l’epigenetica, una giovane scienza che studia i meccanismi biologici secondo cui le cellule si adattano all’ambiente, sia all’ambiente esterno di vita sia a quello interno all’organismo, e che ci insegna come le variabili spazio-temporali abbiano il potere di attivare o disattivare alcuni geni, rendendo il meccanismo di adattamento biologico dinamico, reversibile e trasmissibile alle generazioni successive.
Quindi quando corriamo perché siamo in ritardo, traiamo godimento da un film, facciamo sesso, oppure litighiamo con un familiare o un amico, subiamo una frustrazione o una gratificazione, ci immergiamo in un paesaggio naturale o frequentiamo la movida cittadina, creiamo, spesso senza rendercene conto, un contesto che può contribuire al nostro benessere e al nostro equilibrio interiore, oppure provocare infelicità e malessere, talvolta fino a farci ammalare.
Allora cosa fare in caso di disagio?
Innanzitutto occorre procedere ad un’analisi accurata del nostro stile di vita – dalle convinzioni ai comportamenti, dall’alimentazione alle abitudini sociali, dal contesto abitativo e paesaggistico a quello lavorativo, dal rapporto con la tecnologia alla qualità emotivo-affettiva delle relazioni -, che consenta di rivedere quegli aspetti disfunzionali che possono essere concomitanti ed alla base della patologia o del disagio.
Questa valutazione è spesso di difficile esecuzione senza l’aiuto di un professionista qualificato, che preferibilmente utilizzi un approccio psicoterapeutico basato sulla complessità, ovvero sull’integrazione dei modelli fisico-biologico, psicologico ed umanistico. Quindi se il malessere ed il disagio persistono è preferibile che vi rivolgiate a chi potrà aiutarvi ad individuare il miglior percorso da intraprendere.
Dott.ssa Cinzia Dini