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L’ansia

By 18 Agosto 2020 No Comments
L’ansia è un’emozione comune, di cui tutti facciamo esperienza nella nostra quotidianità.Si tratta infatti di un’emozione di base, universale e condivisa. È il risultato di un processo di adattamento all’ambiente e, in quanto tale, è un potentissimo strumento di sopravvivenza. L’ansia, infatti, è l’emozione che segnala la presenza di un potenziale pericolo nell’ambiente: quando la nostra mente rileva una minaccia, attiva una serie di meccanismi psico-fisiologici che permettono la mobilitazione dell’organismo aumentando la probabilità di mettersi in salvo. L’ansia, come ogni altra emozione, ha componenti di natura fisiologica, cognitiva e comportamentale. A livello fisiologico può manifestarsi con un generale stato di attivazione, comprendendo segnali quali tensione, tremore, palpitazioni, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, sudorazione, nausea, formicolii, sensazione di derealizzazione (sensazione di irrealtà) e depersonalizzazione (sentirsi staccati da sé). A livello cognitivo, la nostra mente può essere pervasa da pensieri attivanti, che inducono uno stato di allarme, quali ad esempio: “Sono in pericolo!”; “Che accadrà adesso?”; “Come uscirò da questa situazione?”; “Come affronto il problema?”. È importante sottolineare che la minaccia percepita non è da intendersi esclusivamente come un attacco rivolto alla propria integrità fisica ma anche all’autostima, alla propria immagine, alle relazioni importanti…In sostanza, proviamo ansia quando c’è in gioco qualcosa di importante per noi, qualcosa di valore. La minaccia può riferirsi a un pericolo immediato oppure futuro, che possiamo rappresentarci mentalmente grazie alla nostra capacità di previsione: si parla in questo caso di ansia anticipatoria.
Alla luce di questa premessa, riusciamo a capire il motivo per cui l’emozione dell’ansia risulti così sgradevole da provare, persino fastidiosa: il suo scopo è quello di sollecitare l’organismo, metterlo in allerta, prepararlo ad affrontare la minaccia. L’ansia è paragonabile all’allarme di un’abitazione: il suono, proprio perché fastidioso, attira l’attenzione, mobilita, sollecita una reazione.
La riposta comportamentale indotta dall’ansia di fronte allo stimolo minaccioso può essere di combattimento (= mi preparo ad affrontare e fronteggiare il pericolo) o di fuga che, tradotta in termini psicologici, si configura come un evitamento dello stimolo ansiogeno (= mi allontano dal pericolo, scappo). Tale modello è chiamato “fight or flight” che significa letteralmente “attacco o fuga”.
Così descritta, l’ansia non appare come qualcosa di negativo, da eliminare, ma si configura piuttosto come un’importante fonte di informazione ambientale, che ci permette di attivare le risorse necessarie alla risoluzione di una problematica. In questo senso, non c’è niente di clinico o patologico.
Il problema nasce quando il sistema “non funziona bene”. Si pensi di nuovo al paragone con l’allarme di un’abitazione: si capisce che il sistema non sta facendo il proprio dovere quando l’allarme non suona mai o, al contrario, quando suona ininterrottamente, anche in assenza di un reale pericolo. Ecco allora che alcune persone riferiscono di non riuscire a “disattivarsi” mai da questo stato di attivazione e tensione, riferendo sintomi psico-fisiologici e cognitivi che risultano essere eccessivamente intensi, frequenti o prolungati. L’ansia, che di per sé rappresenta un’esperienza normale e adattiva, può così trasformarsi in un vero e proprio disturbo d’ansia. I disturbi d’ansia possono essere di vario tipo, a seconda del nucleo della paura: stimoli ansiogeni possono essere, solo per fare alcuni esempi, animali (come ragni o altri insetti), luoghi chiusi o affollati dai quali risulterebbe difficile scappare (come nella condizione di agorafobia), situazioni di interazione sociale in cui si è soggetti al giudizio degli altri (ansia sociale), oppure si può provare ansia generalizzata e intensa preoccupazione per il futuro. Talvolta, sono gli stessi sintomi di attivazione ansiosa a creare ansia: alcune persone possono spaventarsi di fronte a manifestazioni fisiologiche quali tremori, palpitazioni o mancanza di respiro, manifestando “ansia dell’ansia”, monitorando continuamente la presenza di eventuali segnali del corpo e innescando una sorta di circolo vizioso che si auto-rinforza, fino ad arrivare all’escalation dell’attacco di panico. In un disturbo d’ansia, il livello di sofferenza soggettiva è elevato. Spesso, inoltre, vi sono grandi limitazioni nelle attività quotidiane, come ad esempio negli spostamenti, e la qualità della vita risulta compromessa. In questi casi è dunque consigliabile rivolgersi ad un professionista della salute mentale, con l’aiuto del quale avviare un percorso di valutazione e trattamento.
Dott.ssa Martina Rosadoni